Direttamente dal grande grappolo a spargolo dei nostri vitigni di Bonarda nasce 𝑩𝒂𝒄𝒄𝒂 𝑵𝒆𝒓𝒂: un vino spumeggiante, dal tenue tocco che accarezza anche i palati più fini.
L’acino tipicamente nero e di piccole dimensioni dona al vino la rinomata morbidezza dettata dalla particolare composizione della buccia; la polpa dal canto suo, conferisce quel tono amabile e tendenzialmente dolce che rende questo vino tipico del nostro territorio riconoscibile tra tanti.
Bacca Nera
Bonarda 100%
Metodo ancestrale
fermentazione naturale
vino frizzante
senza solfiti aggiunti
Vendita: damigiana e bottiglia
il METODO
Bacca Nera è ottenuto da uve di Bonarda delle colline piacentine.
Le viti, con sesto d’impianto a spalliera, sono esposte a Nord-Est; vi operiamo con una potatura metodo Guyot doppio capovolto – 18 gemme. In questa fase teniamo presente la struttura linfatica della pianta, che prevede una fioritura maggiore delle gemme nella parte finale del tralcio. I grappoli a spargoli portano piccoli acini arrotondati.
La vendemmia viene eseguita manualmente i primi di Ottobre. Selezionata accuratamente, l’uva deve avere una buon grado di maturazione, per affrontare la macerazione di 7 giorni circa. 3 mesi dura invece l’invecchiamento in botte di vetroresina a macerazione terminata.
Superficie vitata: 0,8 ha
Produzione: 40 hl/anno (produzione scarsa ad anni alternati)
Resa: 40 q di uva/ha

la TRADIZIONE

Il vitigno Croatina, chiamato Bonarda nella zona dei colli piacentini, è originario dell’Oltrepò Pavese, probabilmente di Rovescala, piccolo borgo della val Versa. Si è largamente diffuso non solo in provincia di Pavia, ma anche nel Piacentino, in Piemonte e persino in Veneto. Questo grazie alla sua alta resistenza all’oidio, una malattia della vite nota anche come mal bianco.
Nell’Ottocento si registra un incremento degli impianti e dell’attenzione riservata al vitigno. Se ne occupano infatti fior fior di ampelografi: nel 1875 Pierpaolo Demaria e Carlo Leardi nell’opera “L’ampelografia della provincia di Alessandria”, nel 1877 il conte Giuseppe di Rovasenda, nel suo “Saggio di una ampelografia universale”, e più tardi, nel 1906, Girolamo Molon.
La svolta arriva con l’inserimento del Bonarda nella doc Colli Piacentini, istituita nel 1967, e con il conseguente impegno dei viticoltori che, soprattutto fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, si dedicarono alla valorizzazione di questo vitigno dalle grandi potenzialità.
Produce infatti un vino di grande beva, moderno, molto popolare fra intenditori e semplici appassionati.
Etichettatura Ambientale
