
𝑹𝒆𝒈𝒊𝒏𝒂 𝒅𝒆𝒊 𝑪𝒐𝒍𝒍𝒊 era un tempo il nostro Monterosso Val d’Arda, un vino bianco naturalmente frizzante prodotto solo qui, nelle terre del borgo-castello di Castell’Arquato, molto vicino al nostro Vigoleno.
Diciamo un tempo, finché il metodo ancestrale non ci ha messo lo zampino, rendendo il nostro vino di un energico colore giallo paglierino.
Il mix rimane comunque sempre perfetto: il ventaglio aromatico tipico della Malvasia, la sapidità dell’Ortrugo e la leggerezza del Trebbiano Romagnolo, tutto nello stesso calice.
REGINA DEI COLLI
Ortrugo, Trebbiano Romagnolo e Malvasia
Metodo ancestrale
fermentazione naturale
vino frizzante
senza solfiti aggiunti
Vendita: damigiana e bottiglia
il METODO
Regina dei Colli è un vino che ci ricorda il Monterosso Val d’Arda, tipico di questa particolare zona del piacentino. E’ un uvaggio di ortrugo, malvasia e trebbiano romagnolo, in percentuali scelte a discrezione dei produttori a seconda del tono più o meno secco da raggiungere e dall’annata. I vitigni, con sesto d’impianto a spalliera, vengono potati con metodo Guyot doppio ad archetto – 16 gemme.
La vendemmia viene eseguita manualmente tra metà Settembre e i primi di Ottobre, così da poter selezionare accuratamente l’uva con buon grado di maturazione. Mettiamo a macerare il mosto per 30 ore e in seguito ad invecchiare in botti di vetroresina per 3 mesi.
Superficie vitata: 1 ha
Produzione: 30 hl/anno
Resa: 70 q d’uva/ha

la TRADIZIONE

C’è una storia sul Monterosso. Essa inizia da un viaggio vicino Nizza in Provenza di Papa Paolo III Farnese, intrapreso il 23 marzo 1536 per pacificare Carlo V Imperatore (Re di Spagna) e Francesco I di Valois (Re di Francia). Durante una sosta a Castell’Arquato, a pochi chilometri dal Borgo di Vigoleno, il Papa rimase talmente colpito dal paesaggio che lo circondava e dai suoi vini che assaggiò ad uno ad uno, da serbarne un ricordo di straordinaria piacevolezza.
Il Lancerio, suo vivandiere, scrive della tappa arquatese:
“Castell’Arquato fa vini perfettissimi e in gran pregio, et è un gran peccato che questa collina non sia tutta vigna, che qui sono di così delicati vini quanto sia in tutta la Lombardia, tanto rossi quanto bianchi. Et qui sua beatitudine si forniva per il suo viaggio anche che fosse a Ferrara e a Bologna”.
Lancerio scrive ancora:
“Il vino di Monterosso è perfetto et buono, ma qui sono poche vigne. C’è un’ottima vigna sopra un colle della quale, avendo quella cura et governo che meriterebbe, certo farebbe meglio vino”

Insomma, apprezzato anche dal palato di un Papa.
Ma le testimonianze storiche non finiscono qui. Tra il III e il XVI secolo, il territorio allora Ducato di Piacenza passò sotto il governo di Duchi e Signori delle diverse casate in continua lotta per il potere. Una delle più importanti, la casata dei Visconti, Signori di Milano, impugnò Piacenza e i suoi contadi nel XIV secolo. I vini piacentini vennero allora portati alle corti ducali milanesi. In particolare, un certo Alessandro Anguissola da Vigolzone della corte di Milano era, nel 1390, incaricato di fornire proprio il Monterosso alla corte de’ Visconti.
Per essere riconosciuto a livello nazionale, il Monterosso deve però aspettare il 1974, quando divenne una delle prime Denominazioni d’Origine italiane. Entrerà invece a pieno titolo nella DOC dei Colli Piacentini dieci anni dopo.
Un festival intero ad oggi lo onora e lo celebra in tutte le sue declinazioni:
il Monterosso Festival, per le vie del borgo ovviamente di Castell’Arquato.
Etichettatura Ambientale
